Riviste materialiste

Franco Gabici, su Avvenire:

Una delle riviste che vende di più è sicuramente Focus, segno evidente che ha incontrato i gusti dei lettori. Ma anche Newton e Quark non sono da meno.

Wikipedia:

Quark era un mensile di divulgazione scientifica pubblicato dalla casa editrice Hachette-Rusconi dal 2001 fino a dicembre 2006. La rivista derivava dall’omonima trasmissione scientifica della Rai, che ha concesso l’uso del marchio.

Questo per dovrebbe dare l’idea di quanto attentamente Franco Gabici si sia documentato per esprimere la sua analisi sulla «separazione fra scienza e fede a favore di una lettura laica, spesso materialistica delle problematiche scientifiche».

Per il resto, il discorso sulla spettacolarizzazione della scienza è, almeno in parte, condivisibile: non è un segno positivo se si moltiplicano riviste e festival della scienza ma calano gli iscritti alle facoltà scientifiche. Il problema, però, sono i festival in aumento o gli iscritti in calo? Gabici sembra intravedere una relazione tra i due fenomeni, ma la cosa mi sembra tutta da dimostrare.

Valori in saldo

Giacomo Samek Lodovici, sulle pagine di Avvenire, elenca ben otto valori generati dal cristianesimo.
Eccessivo. L’autore avrebbe fatto meglio a limitarsi a uno o due valori, dedicando lo spazio risparmiato ad una seria analisi sul legame tra cristianesimo e i valori elencati (un legame che potrebbe anche non esserci, osserva qualcuno). Così assomiglia un imbonitore da fiera, di quelli che decantano le lodi del proprio prodotto con iperboli da far impallidire un politico. Amareggia leggere il cristianesimo trattato come fosse una padella antiaderente che cuoce in poco tempo formaggio, carne, verdura, pesce, abbrustolisce il pane e tutto questo senza lasciare odore e senza sporcare. Continua a leggere “Valori in saldo”

Coscienza e emozioni

Apprendo da Avvenire che Vincenzo Tagliasco è titolare della prima cattedra italiana di Coscienza ed emozioni. Commentando l’edizione italiana di Mind Time. Il fattore temporale nella coscienza (Raffaello Cortina Editore, 2007) dello psicologo Benjamin Libet, l’esimio professore avrebbe detto:

L’essere umano non è il suo cervello, ritenere che lo sia comporta una fallacia.

Affermazione lapalissiana e sostanzialmente inutile. Forse Avvenire non è il luogo migliore, ma sarebbe bello se Tagliasco andasse oltre questa banale osservazione e dicesse anche cosa è l’uomo, oltre al cervello.
In ogni caso, le ricerche di Libet sulla temporalità della coscienza sono forse avventate e filosoficamente ingenue, ma di sicuro non pensa che l’uomo sia il suo cervello.
Verso la fine dell’articolo è possibile leggere un’altra dichiarazione di Tagliasco:

Il rischio – da me direttamente sperimentato, sia con i miei figli, sia con i miei allievi – è che gli studenti facciano propria una visione semplificata dell’uomo, in cui le neuroscienze pretendono di avere già spiegato tutto, mentre moltissimo resta ancora da chiarire.

Sicuramente va letta in un contesto più ampio, però così, come citata dal quotidiano, sembra tanto una fesseria.

Infine, una considerazione: come mai, per commentare i risultati di studi scientifici, si sentono solo filosofi (oltre a Tagliasco, Avvenire riporta dichiarazioni di Mario De Caro e Vittorio Possenti). Uno psicologo non si riusciva proprio a trovarlo?

Post Scriptum – 11/5/2008

Vincenzo Tagliasco non c’è più. Alla famiglia vanno le miei più sincere condoglianze.
In questo momento, il mio rimpianto più grande è di averlo citato solo in questo breve e raffazzonato articolo, che sicuramente non gli rende giustizia.

L’essere del nulla: dai pacs ai dico

Una riflessione filosofica sulla recente legge italiana sulle unioni civili.

Premessa prima: un abbozzo di ontologia sociale

L’ontologia è quella disciplina filosofica che si occupa di descrivere come esiste ciò che esiste, lasciando da parte la questione su come conosciamo ciò che esiste, domanda riservata alla gnoseologia.
Dal momento che, oltre a oggetti materiali come sassi e case, esistono cose come i governi e i contratti di affitto, occorre studiare anche l’esistenza di questi strani oggetti sociali: di questo si occupa l’ontologia sociale.

Ebbene, come esiste un oggetto sociale, ad esempio un contratto di affitto? È ovvio che la sua esistenza è in un certo qual modo separata da quella dell’edificio: i danni alla costruzione provocati, ad esempio, da un incendio non equivalgono a danni al contratto, e anche in caso di completa distruzione dell’immobile il contratto, semplicemente, è da considerare rescisso, non distrutto.
Secondo Maurizio Ferraris l’esistenza degli oggetti sociali è determinata dall’esistenza di registrazioni: è il testualismo debole, gli oggetti sociali esistono all’interno di un testo. Semplificando, il contratto di affitto esiste perché esistono i notai. Continua a leggere “L’essere del nulla: dai pacs ai dico”

Una miniera di teologia (Lost in translation 4)

Bruno Forte, arcivescovo di Chieti e uno tra i più importanti teologi italiani, presenta, nelle pagine di Avvenire, un interessante parallelismo tra teologia e informatica.
Questa due attività umane sono strettamente imparentate tra loro, e Forte ha buon gioco a mostrare che la logica di fondo della teologia è la stessa dell’informatica. Peraltro, è la logica di fondo di ogni attività umana, e quindi il legame di parentela tende un pochino a sfumare.

L’articolo è molto interessante, tuttavia è viziato da un piccolo errore: l’argomentazione si basa sull’utilizzo, in ambito informatico, di alcuni termini della teologia: “salvare”, “convertire” e “giustificare”. Sulla conversione nulla da dire, ma giustificare, nel senso di allineare le righe di testo alla stessa lunghezza, è termine della tipografia, non dell’informatica. “Salvare”, inoltre, è una brutta traduzione dell’inglese “Save” che sarebbe più corretto tradurre con “registra”: e tanti saluti alla teologia, perché “registrare le anime” è oscena burocrazia dello spirito.

Polemica sterile

Joseph RatzingerEssere persona significa infatti (anche) percepire la vita nello stesso tempo come un dono e come un compito: chi ha avuto la vita in dono ha il dovere di comunicarla, fisicamente nella generazione e spiritualmente nell’amore, nella prossimità e nella solidarietà.

Così Francesco D’Agostino su Avvenire di giovedì 8 febbraio 2007.

Se essere una persona significa avvertire il dovere di comunicare la vita attraverso la generazione, il Papa, che evidentemente avverte altri doveri, è una persona?

Ossimori clinici

Gli xenotrapianti sono i trapianti di organi tra specie diversi, e potrebbero costituire la soluzione definitiva al problema del ridotto numero di organi disponibili.
Escludendo le difficoltà tecniche, sulle quali non sono assolutamente in grado di scrivere nulla di sensato, vi sono numerosi problemi di natura etica. È giusto disporre così del corpo di animali, oppure si tratta di un atteggiamento che Peter Singer chiama, accostandolo al razzismo, specismo (speciesism)? Per procedere con la sperimentazione, è sufficiente il consenso informato da parte del soggetto oppure, data la vastità dei problemi che possono insorgere, è necessario coinvolgere anche le persone che gli sono vicine? Continua a leggere “Ossimori clinici”

Personalità algebriche

Eugenia Roccella, in un articolo su Avvenire del 7 novembre 2006, cita un racconto di Philip K. Dick:

Coraggio: stiamo entrando nel terrorizzante universo descritto in un vecchio racconto fantascientifico di Philip Dick, Le pre-persone, in cui l’autore immaginava una società in cui i bambini erano considerati pienamente persone solo quando in grado di risolvere un’equazione algebrica. Solo allora entravano nel cerchio privilegiato di coloro la cui esistenza ha valore sociale.

Quale sconvolgente evento faccia presagire l’avvento di un terrorizzante universo è spiegato, oltre che nell’articolo originale, in un interessante post di Bioetica. Continua a leggere “Personalità algebriche”

Persone e valori

Gianfranco Ravasi, insigne teologo, scrive su Avvenire che “occorre distinguere tra la concretezza delle persone e delle istituzioni – che sono umane, e magari hanno davvero un loro volto ridicolo – e i valori: ecco, se sulle persone l’ironia si può fare, sui fondamenti della fede occorre rispetto”.
Curiosa variante di “Scherza coi fanti e lascia stare i santi”: scherza pure con fanti e santi, ma lascia stare i valori, la santità. Resta da capire come prendere in giro i santi senza toccare i valori. Come tutti i limiti imposti dall’alto, fallisce sulla concretezza.
Decisamente meglio, sempre nello stesso articolo, l’appello finale di Moni Ovadia: “Servono garbo, grazia e modestia. Facciamo incontri, invitiamo, confrontiamoci. Magari anche l’islam ha le sue storielle: mettiamoci in ascolto. Ma al tempo stesso rivendichiamo il diritto al rispetto dei nostri valori, il rifiuto della violenza. Né resa né imposizione, ma ascolto.”