Scienza e fede: come diventare atei ascoltando un vescovo

Breve resoconto della conferenza su Scienza e Fede.

Poco idee e chiare

Roberto Maiocchi, professore di Storia della Scienza alla Cattolica di Milano, ha preferito un discorso semplice ma comprensibile a uno più completo ma indecifrabile: una scelta forse discutibile, ma la ventina di minuti a disposizione per ogni relatore non lasciavano altre possibilità.

Per quanto rozzo, il suo discorso è stato comunque interessante: i risultati della scienza moderna sono stati sempre passibili di due interpretazioni distinte, una religiosa e spirituale, l’altra atea e materialista.
La scelta tra le due interpretazioni è una questione personale, che non ha nulla a che fare con la scienza: Newton era credente mentre Laplace considerava Dio una ipotesi non necessaria; Pierre Duhem, con la sua critica del metodo scientifico, difendeva la Chiesa mentre i neopositivisti, con discorsi simili, attaccavano religione e filosofia.

Gli esempi ovviamente non bastano a dimostrare una tesi storiografica, ma sicuramente convincono: scienza e fede possono convivere, nessuna delle due esclude necessariamente l’altra.

Poco idee e confuse

Marcelo Sanchez Sorondo, cancelliere della Pontificia Accademia delle Scienze, ha dapprima elogiato la propria istituzione, presentando poi l’epistemologia papale: la natura è stata creata da Dio, pertanto la natura è il primo libro da leggere e interpretare.
Una chiesa amica della scienza e degli scienziati, sempre pronta ad aiutarli.

Alla conoscenza, esterna, della natura si contrappone la conoscenza, interiore, dell’uomo che conosce se stesso. Come conciliare queste due distinte conoscenze?
Sorondo ha poi presentato tre luoghi di confronto tra queste due conoscenze, luoghi che possono essere di conflitto ma anche di riconciliazione:

  1. Le scienze neurologiche
  2. Le scienze della vita
  3. L’origine dell’uomo

A proposito delle scienze della vita, quando Sorondo ha spiegato che la chiesa cattolica è stata la prima ad accogliere e fare proprie le scoperte scientifiche (riconoscendo, ad esempio, che la vita umana è tale fin dal concepimento perché il dna è lo stesso), dal pubblico si sono levati alcuni mormorii di disapprovazione.

Un discorso rapsodico e a tratti molto confuso, tutta incentrato sullo schema, questo sì davvero rozzo, delle due conoscenze che devono lavorare insieme per conoscere il mondo.

Molte idee

Anche il discorso di Antonio Staglianò, Preside dell’Istituto Teologico Calabro, è stato rapsodico ma molto più chiaro di quello di Sorondo.

Il reale è complesso, e per affrontare e conoscere il reale è necessario ricorrere a più approcci.
Non riconoscere la complessità del reale può portare a sconfinare, non riconoscendo le specificità del discorso scientifico e religioso, ad esempio scrivendo trattati sulla fisica dell’immortalità (F. Tipler) o sulla teologia dell’insetto. Quello di cui c’è bisogno è sinergia tra scienza e fede per estendere il concetto di razionalità.

La firma del Papa

Dopo le relazioni, spazio al dibattito e alle domande del pubblico.
Prima domanda: L’abiura di Galileo ha avuto conseguenze sulla ricerca scientific, soprattutto in Italia? La chiesa ha riconosciuto la propria arroganza?

La risposta di Sorondo sembrava un pezzo di propaganda anticlericale, uno di quei discorsi che persino un mangiapreti troverebbe troppo stereotipato.
L’Italia non è affatto indietro nella ricerca scientifica: nel mondo ci sono molti ricercatori italiani che hanno successo e vincono premi Nobel
Giovanni Paolo II ha chiesto scusa per quello che è successo, ma non va comunque dimenticato che Galileo aveva esagerato ed esasperato una situazione che poteva risolversi in altra maniera. Inoltre Galileo non è mai stato condannato: il Papa, che era suo amico, non firmò la condanna del tribunale (mormorii del pubblico: «per forza, aveva abiurato!»).

Maiocchi tenta una risposta storica: dopo la condanna di Galileo, vi è un cambiamento nello stile scientifico: si abbandonano i terreni pericolosi, concentrandosi su argomenti sicuri, e si lascia perdere la divulgazione; la scienza, in un certo senso, si chiude in se stessa, scrivendo testi unicamente per altri scienziati.

Sorondo interviene nuovamente, mostrando un notevole spirito ecumenico: quello che è successo con Galileo è, in un certo senso, dovuto alla frattura tra chiesa cattolica e chiesa protestante: se la chiesa fossa stata unita tutto questo non sarebbe successo.
I mormorii diventano sempre più forti: «questo è un pazzo», «perché la mia fede deve essere messa così a dura prova da gente così?», «ma si rende conto di quello che dice?».

Interviene Odifreddi

Un simpatico signore con la barba si lamenta del revisionismo storiografico: magari il Papa non ha firmato, ma rimane il fatto che Galileo ha abiurato ed è stato messo agli arresti domiciliari.
Prosegue dicendosi, da ateo, d’accordo con il discorso generale proposto dai vari oratori, in particolare con il discorso sull’ampliamento della ragione. Ma, appunto, questo è un discorso generale, mentre a lui piacerebbe affrontare il problema specifico, ad esempio, del rapporto tra ricerca scientifica e il vangelo, nel quale vengono raccontati numerosi miracoli.

Staglianò inizia un interessante discorso, vagamente relativista, sulla necessità, per l’uomo, di interpretare la verità assoluta della parola di Dio.

Sorondo mostra una apertura al dialogo pari al suo spirito ecumenico: «Se non sbaglio lei è Odifreddi, il matematico. Sappiamo quali sono le sue opinioni.»
Galileo è stato messo all’indice perché le sue teorie non erano ancora state provate, e non è stato condannato, e la storia degli arresti domiciliari è falsa: è semplicemente andato a trovare un suo amico sacerdote (risate del pubblico).
In conclusione, un classico: è il cristianesimo che ha portato nel mondo il concetto di libertà, lo riconosce anche Hegel nell’Enciclopedia delle scienze filosofiche (difficile trovare una versione più idiota del principio di autorità).

Conclusione

Prima della conferenza mi ero chiesto chi, tra i vari conferenzieri, rappresentasse il punto di vista della scienza.
Adesso mi posso rispondere: a rendere il miglior servigi alla scienza è stato indubbiamente Sorondo: ascoltando le sue parole non poche persone si saranno convinte che, se quell’uomo è un vescovo, allora Dio non esiste (o è luterano).

9 commenti su “Scienza e fede: come diventare atei ascoltando un vescovo

  1. Grazie per il resoconto puntuale! Non ti si poteva chiedere di meglio. E grazie anche a Sorondo per la sua opera meritoria!

  2. Francesco: no, non lo conoscevo: lettura interessante.
    Nel ’52, però Giovanni Paolo II non aveva ancora chiesto scusa per l’accaduto: oggi lo ha fatto, e le sofisticherie di Sorondo suonano ancora più assurde (Galileo non era un moderato? Le teorie copernicane non erano ancora dimostrare? A me non sembrano comunque buoni motivi per mettere all’indice un libro e costringere l’autore a occuparsi d’altro).

  3. gli interventi sono riportati con una buona dose di oggettività e mi complimento, i commenti contenuti nel resoconto invece denotano l’obsoleto ma pur sempre vitale pregiudizio nei confronti della Chiesa Cattolica. E’ così difficile/impossibile per un ateo pensare seriamente alla riconciliazione fede-scienza (ref. A. Staglianò)?!? Se si vuole andare lontano, anche nella conoscenza, si deve ricercare tutti insieme….

  4. Silvia: eri presente anche tu alla conferenza?
    Comunque io ci sono andato armato delle migliori intenzioni e ho apprezzato molto Maiocchi e Staglianò (per quanto il suo intervento era troppo rapsodico per sopportare una analisi puntuale).

    Magari è una questione di pregiudizio anticattolico, non nego di essere ricco di pregiudizi, però la folla che rumoreggiava alle sparate di Sorondo non sembrava composta tutta da atei.
    Quanto alla riconciliazione: perché dovrebbe esserci? Perché fede/religione e scienza dovrebbero per forza dialogare? (me lo sono chiesto qui).

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