Come un dente d’avorio

Come le donne si servono di denti d’avorio quando mancano loro quelli naturali e, invece del loro colorito vero, se ne fabbricano uno con qualche sostanza estranea; come si fanno cosce di drappo e di feltro e rotondità di cotone e, come tutti vedono e sanno si abbelliscono di una bellezza falsa e presa a prestito, così fa la scienza (e persino il nostro diritto, si dice, ha finzioni legittime sulle quali fonda la verità della sua giustizia); essa ci dà in pagamento e per postulati quelle cose che essa stessa ci insegna essere invenzioni: poiché quegli epicicli, eccentrici, concentrici di cui l’astrologia si giova per regolare il moto delle sue stelle, ce li dà per il meglio che essa abbia saputo inventare in questo campo; come, del resto, anche la filosofia si presenta non ciò che è, o ciò che essa crede, ma ciò che essa fabbrica e che ha maggior verosimiglianza ed eleganza.

Michel de Montaigne, Saggi, Libro II, capitolo XII (trad. it. p. 708)

15 commenti su “Come un dente d’avorio

  1. “L’argomento del mio libro sono io”.
    Il dente d’avorio della scienza è la belletta negra nella quale ci dibattiamo: la realtà è dunque ineffabile? Noi la cerchiamo attraverso noi stessi: one man one reality

  2. Una finzione legittima del nostro diritto sulla quale “fonda la verità della sua giustizia”: il libero arbitrio.

    I Saggi di Montaigne: indispensabili.

  3. rinchiudete Zar! ahahahaha
    non è possibile, ripeto, non è possibile che ogni occasione sia buona per negare la libertà dell’arbitro (ooops, c’è un piccolo errore di stampa, ma fa poco o niente…ahahahaahh)

  4. @paopasc : Non comprendo l’errore di stOmpa. In fin dei conti se non ha libero arbitrio l’arbitro! 🙂

    @Zar: mai frequentato Monta”i”gne (ecco qui l’errore di stOmpa sarebbe significativo). Mi dai qualche entry point (non alcune decine di migliaia di pagine) magari qualche breve saggio o chissa un post che mi lasci comprendere il constributo del francese alla disputa riguardo il libero arbitrio.

    Un Sorriso

  5. @ paopasc Sono già rinchiuso. Più di così… E’ Ivo che mi fa degli assist clamorosi… difficile non buttarla dentro! 🙂

    @il più cattivo : mi risulta che Montaigne non abbia mai esplicitamente affrontato il tema del libero arbitrio, ma alcuni passi sono interessati, tipo questo: “il nostro procedimento consueto è di andar dietro alle inclinazioni del nostro desiderio, a sinistra, a destra, in su, in giù, secondo che il vento delle occasioni ci trascina […]. Quello che abbiamo or ora progettato la cambiamo poco dopo, e ben presto ritorniamo ancora sui nostri passi; non è che ondeggiamento e incostanza, Ducimur ut nervis alienis mobile lignum [1].
    Noi non andiamo; siamo trasportati, come le cose che galleggiano, ora dolcemente, ora con violenza, secondo che l’acqua è agitata o in bonaccia [2]: nonne videmus Quid sibi quisque velit nescire, et quaerere semper, Commutare locum, quasi onus deponere possit? [3] […] Noi ondeggiamo fra diverse opinioni; non vogliamo nulla liberamente, nulla assolutamente, nulla fermamente” [Libro II, Cap. I, p. 429]. Più frequentemente Montaigne affronta il tema della libertà in generale, ma in senso talora vago talora retorico.
    Rispetto all’entry point che mi chiedi, ma per rimanere questa volta ancorati all’argomento del post (per buona pace di paopasc :)), ti trascrivo queste righe, che mi sembrano essere la cifra esatta del Suo scetticismo: “Chiamo sempre ragione quell’apparenza di ragionamento che ognuno fabbrica in sé; questa ragione, della cui specie ce ne possono essere cento contrarie riguardo ad uno stesso oggetto, è uno strumento di piombo e di cera, allungabile, pieghevole e adattabile a tutti i versi e a tutte le misure; non resta che l’abilità di saperlo limitare” [Libro II, Cap. XII, p. 749]. Poco oltre: “[la ragione] è un vaso a due manici, che si può prendere a sinistra e a destra” [Libro II, Cap. XII, p. 773] [4].

    [1]: “come marionette di legno, siamo guidati da muscoli altrui”. Cfr. l’automa di Kant.
    [2]: similitudine molto vicina a quella utilizzata da Nietzsche, frequentatore assiduo dei Saggi, in FW 360 e in molti altri luoghi della sua bibliografia.
    [3]: “non vediamo che ognuno non sa ciò che vuole, e cerca sempre, e cambia posto, come se potesse così sbarazzarsi del suo fardello?”
    [4] le citazioni sono tratte dai Saggi editi da Adelphi 2002 (21€ ma due volumi belli tosti e ricchi! Un paio di mojito in meno al Baluardo, e te li compri! Devi!)

  6. @zar: grazie. I riferimenti mi sembrano precisi. Purtroppo con i soldi risparmiati al Baluardo dovrei aspettare alcuni anni per comprarmi i libri da te suggeriti (credo di esserci stato una volta in 15 anni). Vedrò di trovare qualche altra forma di finanziamento.
    Un Sorriso influenzato.

  7. @Zar
    eppur si muove (anche se rinchiuso). Non volevo farti ruminare sulla tua condizione (ahahahahaha): noto che hai la mente (seppur unidiretta) in bel movimento.
    Montaigne è un grande, non si discute. Poco lo conosco ma quel poco è di livello eccezionale.
    Ma non mi sconfiffera questa aleatorietà aquilonesca delle umane decisioni: non mi sconfiffera.
    Con il che tu potresti farmi un pernacchietto (non visto) e dire: e chi se infischia?
    Parto da questo assunto (e non dico altro, lasciando il seme a germogliare nella tua prodigiosa mente speculativa …ahahahaha ok ho esagerato un po’, ma simpaticamente, e non più di tanto esagerato):
    vuoi tu ricondurre anche l’atto fisico atto alla sopravvivenza (ma è tutto un’atto!?)al mero essere apparenza, pura opinionistica divergenza tra eguali creature (umane e nonumane)?
    (Non dico altro, anche perchè non so più che dire! 😉

  8. @alex: Mesi fa lessi un libro di Derrida nel quale era citato questo passaggio di Montaigne. Avevo cercato il passaggio nella mia edizione dei saggi, ci avevo infilato un segnalibro e mi ero messo a fare altro.
    L’altro giorno mi è caduto l’occhio su quel segnalibro che, impavido, spuntava fuori dal grosso volume, ed ecco qui la citazione.
    @Zar: Inizio a pensare che tu sie (geneticamente? socialmente? psicologicamente?) determinato a tirare fuori il libero arbitrio.
    Non mi sembra, comunque, che Montaigne condanni queste finzioni, dica che ci dobbiamo rinunciare – ma forse è una mia lettura.

  9. c’era un’edizione molto breve, un adelphino, con brani tratti dai Saggi, cura di andrè gide. però è davvero vecchio, non so quando l’avevo comprato (nel ’93 forse), eccolo: http://www.lafeltrinelli.it/products/9788845908767/Montaigne/Andre_Gide.html?aut=174430&cat1=1&page=1&srch=0&layout=2&cat2=1101

    chiaramente non è disponibile da nessuna parte. magari in qualche libraccio o simili. l’avevo consumato. poi all’università comprai anche i saggi, edizione completa, per un corso. ricordo che lavorai parecchio su charron (un epigono di montaigne, scrisse un “de la sagesse” che altro non è che un copia-incolla, con tagli stilistici, dei saggi stessi). i saggi li ho poi prestati a un’amica, che si è laureata proprio su montaigne (110 e lode) e che non vedo più dal… boh, 2003 forse. neanche i libri.

  10. il più cattivo Prego. Io non ci ho ancora messo piede. Sebbene il posto mi reclami. (Scherzo). Cmq in attesa degli ebook reader e del download a tutto spiano dei libri da emule, te li posso prestare. Sebbene “i libri si offendono quando vengono dati in prestito; perciò spesso non ritornano (Oskar Kokoschka).
    paopasc sì, (sì), sì.
    Ivo (no, sì, sì).
    Vero quello che dici su Montaigne. Non condanna, né si occupa del libero arbitrio, e se anche lo facesse direbbe chi se ne importa se esiste o meno, è utile, tanto basta. Secondo alcuni infatti, quali Nicola Panichi, “la conversione dello scetticismo, più che tesi teorica, diviene l’inevitabile approdo pragmatico degli Essais”.
    Alex Cfr. sopra Oskar Kokoschka. Ma parliamo di cose serie: era carina?

  11. Ivo, se ti serve uno spunto (ho detto spunto!) non hai che da dire: vi sono parti che devono essere approfondite, and you, detien le requisit.
    😉

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