Che cosa è uno sport?

Il bridge non può essere considerato uno sport: a questa conclusione, stando a una notizia d’agenzia che ho letto poco fa è giunto un tribunale britannico:

LONDRA, 25 FEB – Anche se comporta un grande impegno e una memoria d’acciaio il bridge non può essere considerato uno sport. A stabilirlo è stato un tribunale britannico che ha così respinto l’appello lanciato dalla Federazione dei giocatori inglesi, la English Bridge Union, che pretendevano dal fisco di Sua Maestà gli sgravi previsti per le attività sportive. Le loro argomentazioni erano solide: il bridge viene riconosciuto dal Comitato olimpico internazionale, anche se non è incluso nel programma delle gare. Non solo, l’agenzia delle entrate britannica già definisce come sport le freccette e il biliardo. Ma questo non ha convinto i giudici, secondo cui il bridge è ‘solo’ un gioco perché non comporta abbastanza attività fisica. (ANSA)

Pare di capire che uno sport sia un’attività che richiede una certa quantità di attività fisica, altrimenti è semplicemente un gioco.
Una quantità anche bassa – sono sport sia le freccette sia il biliardo, e credo anche la Formula 1 dove l’attività fisica la svolge prevalentemente un motore a scoppio – ma comunque superiore a quella necessaria per mescolare un mazzo di carte.

Come differenza tra sport e gioco ci può stare, anche se mi rimetto all’opinione di filosofi più esperti in tema sportivo.
Tuttavia non capisco per quale motivo uno Stato dovrebbe favorire, con agevolazioni fiscali, le attività sportive e non quelle semplicemente ludiche. Non è una forma di paternalismo?

Diritto alla verità, dovere della bugia

Immaginiamo di abitare non troppo lontani da una struttura potenzialmente rischiosa, ad esempio una centrale nucleare. Immaginiamo anche che un qualche evento infausto particolarmente grave, ad esempio un terremoto, abbia distrutto o gravemente danneggiato la località dove risiediamo. È un nostro diritto, morale se non legale, sapere esattamente quali sono i pericoli dovuti a malfunzionamenti della struttura di cui sopra. Abbiamo diritto alla verità sulla situazione di pericolo. Continua a leggere “Diritto alla verità, dovere della bugia”

Una dose di nulla

Tra poco più di una settimana si terrà,  nel Regno Unito, una singolare protesta contro l’omeopatia: alcune persone (“più di trecento”, dichiarano gli organizzatori) ingurgiteranno una massiccia dose di farmaci omeopatici, dimostrando così la loro inutilità.

Come verifica è perfettamente inutile: l’assenza di effetti collaterali è uno dei cavalli di battaglia dell’omeopatia, e il test dell’overdose non verrebbe superato dalla vitamina C, i cui effetti per prevenire lo scorbuto non sono certo un placebo.
Da un punto di vista retorico e politico la protesta potrebbe funzionare. Ma qui, appunto, si passa dalla scienza alla politica, e si possono muovere molte obiezioni, dal rapporto costi benefici di una simile iniziativa all’atteggiamento paternalistico di chi interferisce, a fin di bene, sulle scelte mediche (o pseudo-mediche) degli altri.

Sul rapporto costi benefici: credo che puntare sulla comprensione del metodo scientifico avrebbe effetti forse meno immediati, ma più duraturi e riguardanti anche altri aspetti delle umane superstizioni, ad esempio gli oroscopi  (la mia, ovviamente, è una opinione da non esperto in strategie di comunicazione).
Sul paternalismo: ammesso che vi sia davvero un atteggiamento paternalista, non mi sembra grave, dal momento che ci si limita a sensibilizzare l’opinione pubblica, non a imporre con divieti il ricorso all’omeopatia.

Chi fa il paternalista avvelena anche te, digli di smettere

Grazie a Ethica scopro un interessante articolo di Carlo Lottieri contro il paternalismo: “Lo stato salutista? Fa male alla salute”.
Il titolo è qualcosa di orribile, ma è colpa del quotidiano (Il Giornale, diretto da Vittorio Feltri – e poteva andare molto peggio), non dell’autore.

Buona parte dell’articolo è dedicata alla descrizione dei danni che può provocare un atteggiamento proibizionista, atteggiamento che viene assimilato al paternalismo, e mi sembra una descrizione molto convincente.
Vi sono tuttavia due aspetti che mi lasciano perplesso.

Innanzitutto, Lottieri, molto probabilmente per problemi di lunghezza dell’articolo, dai danni del proibizionismo desume, senza ulteriori argomenti, la pericolosità generale del paternalismo, anche quando questo si limita a consigliare determinati atteggiamenti, invece di imporli (il così detto paternalismo libertario).
Inoltre, la condanna del paternalismo e del proibizionismo sembra stare unicamente nella loro pericolosità. Se il proibizionismo si fosse dimostrato efficace diventerebbe allora un buon sistema politico e sociale? Non credo che Lottieri la pensi così, ma dall’articolo si potrebbe trarre questa conclusione.

Paternalista per procura

Le mie conoscenze del mondo dello sport sono quasi nulle. Le mie conoscenze di quello che, secondo alcuni, non è neppur e uno sport, sono persino inferiori. Fino a pochi minuti fa non avevo mai sentito nominare Nelson Piquet, e adesso scopro che è un pilota di formula uno e che ha litigato con Flavio Briatore, il manager della sua (vecchia?) scuderia. Continua a leggere “Paternalista per procura”

Paternalismo di Ulisse

Cercando risorse sul paternalismo libertario mi sono imbattuto in questo interessante testo di Luca Beltrametti: “Paternalismo e politica economica” (in La politica tra mercati e regole. Scritti in ricordo di Luciano Stella, Rubettino 2005).

Nel testo viene descritto il cosiddetto paternalismo di Ulisse: Continua a leggere “Paternalismo di Ulisse”

Paternalismo libertario

Leggendo Le Scienze di agosto scopro l’esistenza del paternalismo libertario.
Arrivo in ritardo: il libro Nudge: Improving Decisions About Health, Wealth, and Happiness di Richard H. Thaler  e  Cass R. Sunstein è uscito nel 2008, mentre la traduzione italiana è nelle librerie da maggio; ne hanno inoltre parlato Roberto Casati e Simona Morini.

L’idea è semplice: dal momento che l’uomo non è un essere razionale e spesso prende decisioni irrazionali e illogiche, è necessario aiutarlo. Secondo il paternalismo classico, questo aiuto consiste nel prendere le decisioni al suo posto; secondo il paternalismo libertario, basta aiutarlo a scegliere bene, fornendo tutte le informazioni necessarie nella forma più chiara possibile e ricorrendo ad alcune spinte (in inglese Nudge) per indirizzare le persone verso la scelta corretta.
Si lascia la libertà di scelta ma si aiutano le persone a scegliere bene: ecco sciolto l'(apparente?) ossimoro.

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