“Sembra che i risultati mostrati di seguito cambino rapidamente”

La decisione di escludere la Russia dalla cerimonia per il Giorno della memoria ad Auschwitz ha portato a diverse discussioni. In questi ultimi giorni si è scritto molto sia sull’opportunità dell’esclusione, sia sulla liberazione del campo di sterminio, se sia stata “sovietica”, “russa” o “ucraina”.

Così, Google ha aggiunto un avviso alle ricerche che riguardano l’armata rossa e la liberazione di Auschwitz:

Sembra che i risultati mostrati di seguito cambino rapidamente
Se si tratta di un argomento nuovo, a volte può essere necessario del tempo prima che fonti affidabili pubblichino informazioni

Curiosamente l’avviso appare se cerco “l’armata rossa ha liberato Auschwitz” ma non “armata rossa liberazione Auschwitz”.

Io non ho mai visto un avviso simile e suona un po’ ridicolo che si parli di “argomento nuovo” per qualcosa avvenuto quasi ottant’anni fa. Capisco che qualcuno possa interpretare il tutto come un tentativo di “riscrivere la storia”, ma ragionando in astratto l’avviso mi pare molto utile.

Indice di novità

Credo che l’età media dei risultati sia un’informazione utile. Se su un tema i contenuti pertinenti sono stabili, con pochi aggiornamenti, posso immaginare che sul tema si sia raggiunta una certa maturità e che le cose non cambieranno a breve. Viceversa se i contenuti sono recenti, perché creati o aggiornati da poco, posso immaginare che la questione sia ancora oggetto di discussioni e la situazione potrebbe cambiare.
Certo, magari i contenuti sono recenti perché banalmente ci si riferisce a qualcosa di appena accaduto e che non presenta particolari difficoltà interpretative – penso ad esempio al risultato di un evento sportivo. Ma in generale è vero che la disinformazione è più veloce dell’informazione affidabile nel produrre contenuti. Si dice che “una bugia fa in tempo a compiere mezzo giro del mondo prima che la verità riesca a mettersi i pantaloni” (la frase è attribuita a Churchill ma pare sia molto più antica); questo avviso dà alla verità un po’ più di tempo per vestirsi.

La disinformazione è soprattutto più veloce nel colmare le lacune informative, figurando tra i primi risultati per parole chiave sui quali non c’è ancora molta informazione. Sfruttando questa lacune, e l’effetto Ikea della disinformazione, è possibile dare maggiore credibilità alla disinformazione.
Sulle lacune informative o data voids c’è un interessante rapporto scritto da Michael Golebiewski e danah boyd. Vengono distinte cinque categorie di lacune: notizie d’attualità, nuovi termini, termini obsoleti, concetti frammentati e ricerche problematiche. Tra gli esempi di ricerche problematiche si cita proprio l’Olocausto. Dal momento che i siti affidabili non mettono in dubbio lo sterminio nazista, ricerche come “l’Olocausto è realmente accaduto?” restituivano come risultati siti negazionisti. In risposta alle critiche alcuni anni fa Google ha modificato l’algoritmo per fare in modo che ai primi posti figurassero fonti affidabili.

L’avviso “sembra che i risultati mostrati di seguito cambino rapidamente” si inserisce probabilmente in questo contesto. Visto che l’Olocausto è un tema delicato, Google segnala eventuali anomalie. Ma io estenderei questa soluzione a tutte le ricerche. Una sorta di indice di novità che mi dice quanto i risultati siano mediamente recenti.

Di corsa contro le bufale

Ieri, per essere certo dell’ortografia della parola,1 ho cercato “of course” su Google. E nel “knowledge box” – quella parte che ogni tanto figura prima dei risultati e che dovrebbe mostrare la capacità del motore di ricerca di capire le richieste degli utenti – mi ha dato la seguente traduzione:

Più che un falso amico, è un gioco di parole, e infatti proviene da un sito che si chiama “dizionario-stupidario”. Continua a leggere “Di corsa contro le bufale”

  1. Non si sa mai. E comunque l’avevo scritto correttamente. []

L’estinto nelle reti sociali

Il titolare di questo sito è moderatamente attivo su diversi social network (i dettagli li trovate sulla pagina Ego 2.0) sui quali quando ho tempo e voglia segnalo anche quello che viene scritto qui. Per mantenere le cose più ordinate – o forse solo più confuse, non so – ho deciso di creare un’identità sociale anche a L’estinto.
Potrei supplicare iscrizioni direttamente sui socialcosi in questione, ma visto che l’insieme dei miei amici e conoscenti non coincide con l’insieme dei lettori del blog, meglio segnalare qui le indicazioni per iscriversi, istruzioni che comunque si trovano anche in homepage nel menu di destra, subito sopra i tradizionali feed RSS

L’estinto, dunque, lo potete trovare pure su

Il relativo capro espiatorio

Di Wikipedia, l’enciclopedia liberamente scritta e modificata dagli utenti, si possono dire molte cose: si può entusiasticamente lodare l’affermazione dell’intelligenza collettiva oppure definirla una «sputacchiera on-line».
Wikipedia ha i suoi limiti e i suoi punti di forza: affidarsi alla libera partecipazione per la stesura delle voci è un rischio, soprattutto per alcuni temi controversi, nei quali rischiano di prevalere le passioni, o poco noti, nei quali le imprecisioni rischiano di prosperare indisturbate molto a lungo; nel complesso, tuttavia, funziona abbastanza bene: chi sa scrive contribuisce con nuovi articoli o con correzioni marginali, chi non sa non scrive nulla e chi crede di sapere, prima o poi, viene corretto da uno che sa.

Francesco Ognibene, sulle pagine di Avvenire, scopre un altro limite di Wikipedia: il relativismo.

Internet equipara ogni informazione a qualsiasi altra, abbattendo alla radice ogni pretesa di verità. Anzi, chi vuole affermare un punto fermo su materie controverse è come se si autoescludesse da un “collettivo digitale” allergico ai princìpi indiscutibili (tranne quelli wiki, s’intende). La cultura “aperta” che ispira la rete come un’ideologia intangibile è a ben guardare l’altra faccia del relativismo, al quale fornisce una legittimazione globale proprio grazie alla straordinaria penetrazione del Web.

Il relativismo viene spesso evocato a sproposito, per ignoranza o opportunismo viene confuso con lo scetticismo o con il fallibilismo. Continua a leggere “Il relativo capro espiatorio”

Il mondo in una mano

Il bello di Google Earth è che permette l’impossibile.

Questo geniale software realizza almeno un paio di assurdi filosofici.
Innanzitutto permette di visualizzare il mondo come un oggetto. E non è poco: tutti a parlare del mondo come orizzonte di senso, come sfondo che mai diventa proscenio eccetera, arriva google e ti permette di vedere il mondo davanti a te, due click del mouse e passi, senza soluzioni di continuità, dal mondo a casa tua.
Google Earth è inoltre la famosa mappa dell’impero in scala 1:1, l’impossibile mappa grande quando ciò che rappresenta.

Vedo il mondo, dunque. E vedo anche quello che accade nel mondo. Apprendo da Passi nel deserto che da oggi nel cuore del mondo si vede una ferita aperta. Si vede, non semplicemente si sa, si conosce, si legge, si sente. Ed è uno strano vedere.

Lo sguardo può spingersi fino al singolo villaggio. E cercando maggiori informazioni, ci si imbatte in un curioso No Name Available. L’occhio può giustamente vedere anche quello che non ha un nome, che non ha ancora o più un nome. Continua a leggere “Il mondo in una mano”

Quantità e qualità ai tempi di Google

Sul sito Il primo amore si può1 leggere una interessante analisi di Linda Pagli su Google e sui motori di ricerca in generale.
La tesi, ad essere sinceri non molto originale, è che i motori di ricerca si basano sulla quantità di informazione e non sulla qualità, e pertanto i risultati di Google riguardano più gli interessi della maggioranza che la verità o la qualità. Per riprendere l’esempio di Umberto Eco citato da Pagli, cercando “Graal” ci si imbatte perlopiù in ciarpame neonazista e pubblicitario.
Mi chiedo se la cosa sia così grave. Da sempre sul Graal si sono scritte più ciarlatanerie che rigorosi studi scientifici, e da sempre il ciarpame ha più lettori delle ricerche serie.
Sarebbe forse più interessante capire come mai, su altri argomenti, i risultati di Google siano qualitativamente degni di nota: come mai a volte è possibile passare dalla quantità alla qualità?

  1. Si poteva: la pagina non c’è più. Nota aggiunta nel 2012. []

Libera informazione

Libertà. Bellissima parola, stupendo concetto.
Essere liberi significa essere autonomi, avere la possibilità e la capacità di scegliere.

Un stato democratico deve essere libero, deve garantire la libertà ai propri cittadini. Libertà è anche libertà di informazione.
Il contrario della libertà d’informazione è la censura: il rendere volutamente non accessibili alcune informazioni. Continua a leggere “Libera informazione”